LOTTA CONTRO LA DROGA

La lotta contro la droga abbraccia diversi aspetti, i principali dei quali sono la prevenzione della tossicodipendenza e la lotta contro il traffico illecito di stupefacenti. L'intervento dell'Unione europea poggia su basi giuridiche specifiche in funzione dell'azione condotta.
La lotta contro il traffico di droghe è stata chiaramente identificata dal trattato di Amsterdam come uno degli obiettivi del nuovo titolo VI del trattato sull'Unione europea. La lotta contro il traffico illecito di stupefacenti rientra nell'ambito quindi della cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale.
La prevenzione della tossicodipendenza, dal canto suo, rientra nell'ambito di applicazione del disposto dell'articolo 152 del trattato che istituisce la Comunità europea, secondo cui "la Comunità completa l'azione degli Stati membri volta a ridurre gli effetti nocivi per la salute umana derivanti dall'uso di stupefacenti, comprese l'informazione e la prevenzione".
In seguito alle conclusioni dei Consigli europei di Cardiff (giugno 1998) e di Vienna (dicembre 1998), il Consiglio, la Commissione e il Parlamento sono stati invitati ad elaborare un piano globale strategico di lotta contro la droga per succedere a quello esistente per il periodo 1995-1999. La Commissione ha risposto a questa domanda presentando:
una strategia antidroga 2000-2004;
un piano d'azione (2003-2008).
Nel dicembre 2004, il Consiglio europeo ha approvato una strategia europea di lotta antidroga per il periodo 2005-2012, che si articola in due piani d'azione per i periodi 2005-2008 e 2008-2012.
La lotta contro il traffico illecito di stupefacenti è gestita dall'unità "droghe" di Europol. Questa unità di informazione facilita la cooperazione di polizia e doganale fra gli Stati membri.

venerdì 26 febbraio 2010

UN MURO CONTRO LA DROGA DA COSTRUIRE IN FAMIGLIA

Quando apriremo gli occhi sulla cocaina e sugli altri intrugli diabolici che i nostri ragazzi si vedono passare davanti al naso nei locali del sabato sera? Spacciano sotto casa mia, nell' indifferenza generale. Diamoci da fare prima che sia troppo tardi. Non vorrei anch' io trovarmi, presto, con la paura in casa... Pietro Zambetti «Carissimo amico, voglio parlare a te della droga perché, pur non usandola, ne sei terrorizzato; a te che la vedi girar per strada, come uno dei personaggi della città, mascherata ma perfettamente riconoscibile...». Comincia così una delle più belle risposte che mi sia capitato di leggere sulla droga che inquina la nostra vita e spesso la sfascia. L' ha scritta Vittorino Andreoli, uno psichiatra, ma anche un padre, come lei, come noi. Se gli rubo qualche parola è perché mi fido di lui e del suo tentativo di fare qualcosa di utile per puntellare le nostre fragilità. Siamo sotto attacco: viviamo con troppa indifferenza un boom che non conosce crisi. Si parla, pericolosamente, di droga della normalità. È indecente che a Milano e nel nostro Paese si trovi dappertutto. Se nel calcio c' è il gol di Maradona assegnato alla cocaina, a scuola c' è il sette in pagella attribuito alla sniffata e sul lavoro esiste la performance dovuta alla dose. Bisogna costruire difese più solide, dice Andreoli. Basta coi falsi proclami e con le connivenze tra spaccio e organi di controllo. Non si può più ammettere il cinismo, la mezza morte, l' accettazione del male minore. Va difeso il diritto a non drogarsi; e bisogna tornare ad educare davvero. Ma senza rimpallarsi le colpe, dalla famiglia, alla scuola, alla tv, all' oratorio, allo Stato, al ministro dell' Istruzione. Per educare ci vuole affetto.

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